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Wagner. Cavalca la tempesta

Picchi d'intimità
ZURIGO, Villa di Otto Wesendonck. 1856
PLAY ME
Ero un grande appassionato di montagna,

da buon tedesco, tant'è che essa ricorre spesso nell'ambientazione
dei miei drammi. Affrontai avventurose passeggiate nei monti della Svizzera centrale. Tuttavia, accanto al tema della natura, l'evento che segnò una svolta nella mia vita, fu l'incontro con la filosofia di Schopenhauer, che ebbe l'effetto di modificare i miei passati ideali della rivoluzione.


Leggendo Il mondo come volontà e rappresentazione, trovai la conferma di ciò che io stesso andavo lentamente maturando. Le significative frasi finali de L'anello del Nibelungo, furono più volte modificate e improntate a queste nuove teorie, che tratteggiavano già i drammi del Parsifal e di Tristano. Per il concepimento di quest'ultimo, fu fondamentale un
altro evento di assoluta importanza nella mia vita: l'amicizia con la famiglia di Otto Wesendonck, che viveva in una villa a Zurigo. Sua moglie Matilde, poetessa dilettante, sembrava fatta apposta per condividere il mio genio. Del resto, furono anni di fervente attività creativa. Entro il 1856, L'oro del Reno e la celeberrima La Valchiria furono terminati. Sigfrido venne

subito dopo. L'immenso lavoro della Tetralogia sembrava quasi concluso, ma s'interruppe quando i rapporti tra me e Matilde giunsero l'apice dell'intimità... Otto mi aveva, infatti, affidato un'ala della sua villa, dove mi stabilii con Minna. Chiaramente, mia moglie non tardò ad accorgersi del mio nuovo amore con Matilde, alla quale dedicai pure cinque poesie.

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